Leishmaniosi nel cane: il vaccino protegge definitivamente?
Le leishmaniosi nel cane è una patologia infettiva parassitaria ampiamente diffusa soprattutto nei paesi del Mediterraneo, che può essere davvero pericolosa per il nostro cane.
Si tratta di una zoonosi, trasmessa mediante dei flebotomi o pappataci, ossia degli insetti che si nutrono di sangue.
Questi fungono da vettori, inoculando nell’animale il “Leishmania infantum”, un protozoo che si moltiplica nella loro bocca, dove compie una parte del suo ciclo biologico.
Il pappatacio si caratterizza per una colorazione giallastra e per delle dimensioni molto piccole, si infetta nutrendosi del sangue di un animale affetto da leishmaniosi e nell’arco di una ventina di giorni è in grado a sua volta di infettare altri esseri viventi mediante puntura, trasmettendogli il parassita.
La sua diffusione è maggiore nel periodo compreso tra maggio e settembre/ottobre, quindi nei mesi più caldi, e al calar del sole è molto più alta per i cani la possibilità di essere punti.
La disseminazione a livello sistemico del protozoo a partire dal sito di inoculo avviene attraverso il torrente ematico ed è favorita da alcune componenti salivari del pappatacio, che sono in grado di stimolare il rilascio di istamina, una sostanza la cui azione vasodilatatrice a livello capillare richiama sangue e accelera l’invasione parassitaria.
Chi può ammalarsi di Leishmaniosi?
Anche l’uomo può essere contagiato, in quanto i protozoi del genere Leishmania possono causare anche la cosiddetta “Leishmaniosi umana”, ma è impossibile che avvenga un contagio dal cane all’essere umano, poiché è sempre necessario essere punti direttamente dal flebotomo.
Mentre nell’uomo l’esito dell’infezione è solitamente di minore gravità, anche grazie alla possibilità di ricorrere ad un efficace trattamento farmacologico, negli animali la situazione è più critica.
Tra quelli che possono essere colpiti, i cani sono esposti senza dubbio ad un maggior pericolo, dato che insieme ai roditori sono i serbatoi principali della malattia, mentre il gatto, ad esempio, è un ospite occasionale.
La difficoltà maggiore che si riscontra nel cane sta nel diagnosticare la leishmaniosi, poiché nella maggior parte dei casi decorre in maniera cronica e paucisintomatica, fino a quando le conseguenze diventano ormai irreparabili.
Per i cani, inoltre, non vi è ancora una terapia in grado di eradicare del tutto il parassita dal corpo, per questo la prevenzione del contagio risulta fondamentale.
Qual è il ruolo del sistema immunitario nello sviluppo della leishmaniosi?
Un grande aiuto nell’arginare la gravità della leishmaniosi ci viene dal sistema immunitario, la cui attivazione in alcuni mammiferi impedisce che vi siano delle conseguenze importanti e, talvolta, evita anche che la patologia attecchisca.
Alcuni studi, infatti, hanno evidenziato che in diversi cani vi possono essere differenti risposte immunitarie all’infezione da Leishmania, che portano principalmente a due scenari.
Nel primo caso l’infezione comporta l’attivazione dei linfociti T helper 1, responsabili della risposta cellulo-mediataTH1, che svolge un’azione citotossica, particolarmente utile nel debellare le infezioni virali e parassitarie endocellulari.
Sono reclutate tutta una serie di cellule grazie al rilascio di alcune citochine, come l’INF-gamma, che stimola le cellule macrofagiche a rilasciare ROS (radicali liberi dell’ossigeno), in grado di danneggiare le cellule infettate, e l’IL-12, che attiva le cellule Natural Killer, a loro volta responsabili del rilascio di INF-gamma.
Abbiamo così il contenimento dell’infezione ed i cani sembrano capaci di resistere allo sviluppo della malattia.
Nel secondo caso, invece, vengono reclutati i linfociti T helper 2 e si attiva la risposta TH-2, che è di natura anticorpale, in quanto favorisce l’attivazione dei linfociti B, che producono anticorpi non in grado di limitare il diffondersi della patologia.
In questo caso gli animali risultano vulnerabili all’infezione e sviluppano la malattia franca.
Analizzando la leishmaniosi alla luce di quanto detto, appare evidente come si tratti anche di un’affezione di natura immunitaria e non solo di una patologia infettiva.
Resta tutt’ora non chiaro perché in alcuni animali il sistema immunitario risponda in maniera efficiente e perché in altri si realizzi una vera e propria “immunodeficienza”.
È davvero utile vaccinare il nostro cane?
Solitamente la maggior parte delle vaccinazioni ha come scopo l’incremento della risposta anticorpale contro specifiche componenti di un microrganismo patogeno.
Il vaccino attualmente impiegato per la prevenzione della leishmaniosi, invece, dovrebbe essere in grado di innescare nell’animale una risposta immunitaria cellulo-mediata protettiva, ma questo dipende principalmente dal sistema immunitario del cane, il quale viene influenzato sopratutto dalla sua alimentazione.
Da ciò ne deriva che alcuni cani, anche se sono stati vaccinati, possono comunque contrarre la leishmaniosi, in primis perché il vaccino non blocca il contagio, ma lo sviluppo della malattia (non sempre) ed in secondo luogo perché la risposta dell’animale alla vaccinazione dipende dalla sua “immunocompetenza”.
Dato che il vaccino può solo ridurre il rischio di ammalarsi di leishmaniosi, è indispensabile, dunque, ricorrere anche ad altre misure profilattiche, come gli antiparassitari naturali in commercio che proteggono il cane dalla puntura del flebotomo, impedendo il contagio a monte.
Ci sono ancora ricerche in atto che puntano a migliorare l’efficacia della profilassi vaccinale, cercando di indagare i meccanismi alla base dell’immunità e le risposte che questi determinano, che sono responsabili della sensibilità di un organismo alla leishmaniosi.
Un cane affetto da leishmaniosi può essere curato?
È importante chiarire un punto fondamentale: un cane affetto da leishmaniosi non potrà mai guarire del tutto, sebbene sia possibile tenere sotto controllo la patologia con delle cure opportune, se non è in uno stadio avanzato.
L’individuazione precoce dell’avvenuta infezione, mediante un prelievo ematico, farà senza dubbio la differenza, dato che permetterà al veterinario di iniziare un trattamento tempestivo, prima che si abbia una compromissione del funzionamento dei reni.
I farmaci in commercio riducono notevolmente la sintomatologia fino a farla scomparire, in particolar modo per quanto riguarda le lesioni a carico della cute, consentendo all’animale di vivere serenamente per molti anni.
Ci potrebbero essere, però, una o più riacutizzazioni della malattia, a cui si farà fronte modificando il piano terapeutico precedente.
Per questo motivo è molto importante effettuare dei controlli periodici, anche se il cane sembra star bene e non mostrare alcun sintomo.
Con quale sintomatologia si presenta la leishmaniosi e come possiamo prevenirla?
Come abbiamo accennato prima, la sintomatologia della leishmaniosi nel cane non è sempre facile da individuare.
Ciò crea non pochi problemi nella diagnosi, che in alcuni casi arriva solo quando la malattia è in fase avanzata e presenta un coinvolgimento multiorgano.
Tra i sintomi più caratteristici ci possono essere degli anomali sanguinamenti nasali, un’eccessiva crescita delle unghie, detta onicogrifosi, la comparsa di ulcerazioni nell’area intorno agli occhi e di alterazioni cutanee, come ispessimenti, zone desquamate o prive di pelo (principalmente a livello di zampe e muso) e noduli cutanei.
A questi si associano anche sintomi meno specifici, come anemizzazione, linfoadenopatia e splenomegalia, artrite infettiva a carico di più articolazioni, alterazioni della funzionalità renale fino all’insufficienza renale, che è la principale causa di morte nell’animale.
Per cercare di diagnosticare la leishmaniosi in una fase ancora iniziale, si raccomanda di effettuare l’analisi del sangue e delle urine del cane con cadenza annuale e di recarsi dal proprio specialista di fiducia, qualora si ravvisassero dei segnali indicativi di una patologia in atto.
Infine, non dobbiamo mai dimenticare di applicare gli antiparassitari per la protezione dei cani dai pappataci, in quanto rappresentano la forma di prevenzione primaria più efficace in assoluto, soprattutto se utilizzati non sporadicamente.